BL Ball Lightning Fulmini Glubulari
EL Earth Light Luci Telluriche
HELP Hessdalen-Like Phenomena

CIPH
Comitato Italiano per il Progetto Hessdalen
Italian Committee for the Project Hessdalen


Introduzione alle luci sismiche

di Massimo Silvestri max.silve@libero.it
Bologna, Settembre 1999 -2001


6. Ignazio Galli e la raccolta di fenomeni luminosi che accompagnano il terremoto

A Ignazio Galli si deve il primo catalogo mai stilato sui fenomeni luminosi connessi ai terremoti. Nato a Velletri nel 1841, sacerdote e professore in scienze naturali, si interessò ai vari aspetti della natura stimolandolo a scrivere decine di articoli e trattati, pubblicati anche su riviste scientifiche estere. I suoi maggiori interessi, che si riflessero anche in una maggiore produzione di contributi, s’incentrarono sulla sismologia, la geofisica, la meteorologia e l’ottica atmosferica. Fu tra i primi in Italia, se non il primo, ad interessarsi di fulmini globulari, raccogliendo e studiando decine di casi; s’interessò di aloni solari, piogge anomale, rumori provenienti dall’atmosfera e dal sottosuolo e di luci sismiche; inoltre condusse studi nel campo della botanica e della musicologia. Morì agli inizi del 1920 [49].
Il fatto che fosse innanzi tutto un sacerdote, gli permise di accedere a diversi archivi ecclesiastici, da cui recuperò racconti e testimonianze, provenienti dalle varie missioni sparse nel mondo, riguardanti i temi da lui studiati e attraverso la fitta corrispondenza che intrattenne con altri religiosi italiani, poté disporre di una rete di contatti attraverso la quale raccolse informazioni pertinenti alle sue ricerche.
Il suo apporto nel campo della sismologia culminò nello studio dei fenomeni luminosi causati dai terremoti. Raccolse e analizzò parecchie testimonianze provenienti da luoghi e periodi storici differenti; la somiglianza dei vari racconti, il ricorrere d’eventi luminosi simili in terremoti distanti fra loro, sia nello spazio che nel tempo, lo convinsero della realtà del fenomeno. Dopo una prima esposizione della sua ricerca al Congresso dei Naturalisti Italiani tenutasi a Milano nel 1907, pubblicò il suo massimo contributo alla comprensione di questo fenomeno nel 1910 col titolo "Raccolta e classificazione dei fenomeni luminosi osservati nei terremoti", in cui vennero riportati tutti i casi da lui censiti, con un'analisi finale del fenomeno indicandone le caratteristiche peculiari.
All'uscita di quest'opera, in seno alla comunità scientifica si scatenò una accesa disputa fra chi, assieme al Galli, reputò il fenomeno reale e meritevole di studio e chi, invece, lo ritenne privo di fondamento. In tal senso è indicativo l'intervento del prof. Agamennone; reputa l'opera del Galli meritevole e degna di nota, in quanto pone l'accento su un fenomeno che più volte si è presentato nel corso della storia e che nessuno aveva ancora indagato con dovizia; ma osserva, però, che i vari casi riportati non costituiscono una prova esaustiva dell'esistenza del fenomeno, in quanto le emissioni luminose possono essere attribuite a fattori esterni al terremoto, come bagliori causati da incendi lontani, fulmini e lampi dovuti a temporali oppure, per le testimonianze recenti, imputabili a scintille e scariche dovute a rotture o cortocircuiti di linee elettriche o telegrafiche (verso la fine del 1800, inizi '900 molte grandi città conobbero l'uso dell'energia elettrica come fonte d’illuminazione); senza contare quei casi in cui il panico suscitato dalle scosse possa aver determinato l’osservazione di fenomeni inesistenti. Agamennone cita il fatto che, recandosi egli stesso a studiare il terremoto che colpì Bisignano il 3 dicembre 1887, pochi giorni dopo l’evento, raccolse notizie riguardanti l'apparizione di una colonna di fuoco ma, dopo una minuziosa analisi, arrivò a stabilire che il fenomeno fu osservato da una sola persona isolata, e ne ricavò l'impressione che si trattasse di un avvenimento poco credibile (tra l'altro questo caso non è citato nella raccolta del Galli). Anche dopo il sisma calabrese del 8 settembre 1905, (nella raccolta del Galli risultò come il caso meglio documentato sia per qualità, che per quantità di dati raccolti) egli si recò in zona per studiare gli eventi, ma le notizie riguardanti i fenomeni luminosi furono talmente insufficienti e discordanti da far dubitare dell’oggettività del fenomeno.
Quello che risulta inconcepibile (secondo la mia opinione) è che già da molto tempo, prima dell’avvento del Galli, gli eruditi erano a conoscenza di fenomeni luminosi (fuochi e fiamme) fuoriuscenti dal terreno, anche in assenza di terremoti, come riportato dal prof. Bombicci nel suo trattato (che riprende e amplia i contenuti del libro del prof. Bianconi " Storia naturale dei terreni ardenti, dei vulcani fangosi, delle sorgenti infiammabili, dei pozzi idropirici, e di altri fenomeni geologici operati dal gas idrogene e dell’origine di esso gas "), in cui vengono citati casi avvenuti nel territorio emiliano romagnolo e in zone limitrofe. Dalle esplosioni di gas (grisou) nelle miniere di Bisano, lungo la valle dell’Idice, alle emanazioni gassose che a volte produssero fiammate di 3 metri d’altezza nella valle del Reno, presso Riola, alle centinaia di fiammelle viste ardere nell’aprile del 1879 a Greccia (Lizzano in Belvedere), ai fuochi di Pietramala e di Barigazzo prodotti dalla fuoriuscita di gas combustibile dal sottosuolo; tutte testimonianze delle potenzialità presenti nella litosfera di produrre fenomeni luminosi e che rendono incomprensibili le posizioni sostenute dai detrattori del Galli. Ancora oggi, all’interno della comunità scientifica, vi sono ricercatori che negano la realtà delle EQLs adducendo, come spiegazioni per quei casi in cui sono riportate delle testimonianze, le medesime motivazioni viste precedentemente [47, 48].

Ma ora ritorniamo all’opera del Galli e vediamo nel dettaglio ciò che raccolse e a quali conclusioni pervenne. La raccolta è composta da 148 casi, distribuiti su un arco di tempo che va dal 89 a.C. al 1910. La suddivisione per periodi storici risulta:

 

Casi fino al X sec.

9

Casi dal X sec. fino a tutto il XV sec.

4

Casi nel XVI sec.

4

Casi nel XVII sec.

15

Casi nel XVIII sec.

37

Casi nel XIX sec.

74

Casi nel XX sec.

5

 

La suddivisione per località:

 

Località:

Nr. casi

perc. %

Italia:

100

67,57 %

Europa:

16

10,81 %

Asia Minore e Europa Orientale:

14

9,46 %

Centro e Sud America:

8

5,40 %

Filippine:

5

3,38 %

Nord America:

3

2,03 %

Africa:

2

1,35 %

 

Come si evince dalla tabella precedente, il catalogo riunisce i dati provenienti da tutto il mondo anche se la maggioranza sono d’origine italiana ed europea. Le testimonianze temporalmente più recenti sono logicamente le migliori, per informazioni e ricchezza di particolari, in quanto raccolte da sismologi intervenuti sul luogo del sisma o da personaggi degni di nota che le inoltrarono a ricercatori e studiosi interessati al problema. Alcuni episodi, per stessa ammissione del Galli, sono semplici racconti, che presi separatamente hanno scarso valore scientifico, se non quello di testimoniare che qualcosa di anomalo è avvenuto; ma inseriti in un contesto più ampio, con altri episodi meglio documentati, anche queste semplici notizie diventano significative, sottolineando nel complesso la realtà del fenomeno.

Analizzando i 148 casi possiamo operare una prima classificazione in base alla forme assunte dalle EQLs, riconducibili a 4 gruppi fondamentali: 

 

Luci e bagliori istantanei

In questo insieme sono raggruppati quei fenomeni ottici con modalità di apparizione istantanea o di breve durata, che i testimoni percepiscono come lampo o bagliore diffuso, i quali illuminano repentinamente il cielo, senza che sia possibile determinarne il punto d'origine. Queste luminescenze possono essere paragonate a quei bagliori che di tanto in tanto illuminano il cielo nelle limpide serate estive. Nella loro istantaneità, queste manifestazioni luminose possono raggiungere intensità tali da permettere ai testimoni, nel cuore della notte, di discernere ogni più piccolo particolare nell’ambiente che li circonda.
Sia per l’istantaneità degli eventi, che per il fatto che la maggioranza delle testimonianze raccolte non aveva, inizialmente, lo scopo di fornire dati qualitativi sul fenomeno, non sempre vengono menzionate le eventuali colorazioni assunte da queste luminescenze. Comunque, nei pochi casi (insufficienti per stilare una statistica) in cui furono riferiti i colori, questi furono il bianco, il giallo oppure il rosso.
Dalla casistica si desume che questa categoria di luci può venire ulteriormente suddivisa in 3 sottoclassi, a seconda delle indicazioni contenute nelle testimonianze: lampi e bagliori, sprazzi luminosi e strisce luminose sottili.
Un dato interessante è rappresentato dal tempo di apparizione di questi fenomeni rispetto al manifestarsi della scossa: 54,35% dei casi si verifica prima, il 33,7% durante e il 4,35% dopo, con un 7,6% di fenomeni di cui non è specificato il tempo di apparizione.
Come si evince dalle percentuali, le luci di questo genere sono percepite maggiormente prima e durante il sisma (per un totale del 80,05% di tutti i casi riportati), rispetto a quelli avvenuti dopo o incerti.

Grafico e tabella: luci istantanee e la loro distribuzione temporale:

 

 

Prima

Durante

Dopo

Incerti

Totale

Lampi e bagliori

46

29

3

5

83

Sprazzi luminosi

2

-

1

-

3

Striscie luminose sottili

2

2

-

2

6

Totale

50

31

4

7

92

%

50,35

33,7

4,35

7,6

100

 

N.B. Per evitare equivoci o erronee computazione, quando ci si rivolge ai 148 casi catalogati da I. Galli, si intendono le testimonianze di eventi sismici (quindi 148 terremoti), in cui vengono riportati uno o più fenomeni luminosi riconducibili a una o più classi di luci; se invece, come nel caso su menzionato, si descrivono tipologie di fenomeni luminosi indicandone ad esempio la frequenza, rappresentano il computo totale o parziale di quel genere di emissione calcolato su tutti i fenomeni di quel tipo all'interno dei 148 eventi sismici catalogati.

 

Alcuni esempi:

Il 22 gennaio 1892, le zone da Roma a Velletri e da Campobasso a l’Aquila furono colpite da una forte scossa durante la notte. Diversi testimoni, nelle varie zone, riferirono di aver visto un intenso lampo nell’istante della scossa. Uno di questi, che si trovava in camera, afferma che il lampo era così intenso da permettergli di distinguere ogni particolare della stanza, nel minimo dettaglio. Il 18 dicembre del 1897, la zona di Città di Castello, Monte Nerone e dintorni furono colpite dal terremoto. Alcuni testimoni riferiscono di aver visto un lampo alcuni istanti prima del sisma, mentre diverse ore prima furono viste delle strisce di fuoco attraversare il cielo sopra Monte Nerone in senso orizzontale. Il fenomeno delle strisce infuocate si ripresentò sul Monte Nerone, il 27 dicembre dello stesso anno, alcune ore prima del sisma.
Nel terremoto che colpì l’Emilia il 4 marzo 1898, venne riferito di un lampo che precedette l’arrivo della scossa. Citando le parole del prof. Pio Benassi che si interessò ai fatti:
"A S. Michele di Torre ed a Torrechiara parecchie persone, le quali si trovavano per istrada, affermano con giuramento d’avere osservato un lampo improvviso, simile a quelli che si scorgono nelle calde sere d’estate in fondo all’orizzonte: del che rimasero meravigliati, non parendo loro quella una giornata ed una stagione da lampi, perciò supposero si potesse trattare di qualche temporale dietro l’Appennino ed aspettavano il tuono: invece udirono il rombo e si sentirono traballare."

Bisogna ricordare che in questi casi, alcuni colleghi del Galli sollevarono la questione che si potesse trattare o di temporali concomitanti al sisma o bagliori causati dalla rottura di conduttori elettrici. Gli esempi contenuti nel catalogo lasciano poco spazio a queste interpretazioni in quanto, sia l’arco di tempo coperto, sia le testimonianze rilasciate dagli osservatori portano ad escludere queste ipotesi o comunque a far sì che un buon numero di osservazioni resista a queste interpretazioni.

 

Luci diffuse e nubi luminescenti con lunghi tempi di persistenza

In molti terremoti viene riportato dai testimoni l’aver osservato in cielo una luce diffusa rossastra che precedette e accompagnò per tutto il tempo l’arrivo della scossa. Questo fenomeno venne riscontrato anche a sisma concluso. Con le stesse modalità di apparizione e medesima colorazione rossastra vengono riportati, anche se in numero minore, casi di nubi luminescenti. I meccanismi alla base di questa luminescenza diffusa possono essere diversi:
una luminescenza intrinseca dell’aria eccitata dal terremoto (vedi le ipotesi esposte precedentemente); oppure un fenomeno di rifrazione/diffusione della luce solare mediante particelle di polvere e vapori sollevatesi dal suolo scosso dal terremoto (anche se alcuni casi si verificarono di notte è plausibile che il fenomeno sia avvenuto nell’alta atmosfera ancora attraversata dai raggi solari).
 

Grafico e tabella: Luci diffuse e nubi luminescenti e loro distribuzione temporale

 

 

Prima

Durante

Dopo

Incerti

Totale

Luce diffusa

9

9

9

5

32

Nubi luminose

4

1

2

1

8

Totale

13

10

11

6

40

%

32,5

25

27,5

15

100

Alcuni esempi:

A Manila il 4 marzo 1862, il missionario p. Saderra Maso riferisce di una scossa molto forte e dello strano aspetto del cielo (5:30 del pomeriggio) per la colorazione assunta dalle nuvole.
Sempre dalle Filippine, p. Saderra riferisce di un altro terremoto abbattutosi nella zona di Mindanao il 18 giugno 1878, dove l’atmosfera assunse una strana colorazione rossa.
Il 12 marzo 1873 le Marche e l'Umbria furono sconvolte da un forte terremoto, nel quale furono osservati vari tipi di fenomeni luminosi fra i cui una luce rossa diffusa, che precedette l'arrivo del sisma. Durante i rovinosi terremoti che colpirono la Calabria e la zona di Messina, l'8 settembre 1905 e il 28 dicembre 1908, vi fu una vera esplosione di fenomeni ottici che accompagnarono le varie scosse fra i quali, luminescenze diffuse e persistenti, e nuvole infuocate nel cielo.

 

Fiamme, fiammelle e altre emissioni luminose

Nei 148 casi raccolti da I. Galli, vi è una ricca casistica di fenomeni luminosi riconducibili alla fuoriuscita di gas e ad altri materiali aeriformi dal sottosuolo. Inoltre sono forniti gli indizi che spiegano la formazione d’alcune luci osservate quasi sempre a livello del suolo. Si ha l'evidenza di una cospicua serie di testimonianze riguardanti fiamme, fiammelle e vapori luminescenti visti fuoriuscire dal terreno o lungo le pareti esterne ed interne delle abitazioni al momento della scossa.
Osserviamo ora, tramite l'analisi eseguita dal Galli, l'incidenza del fenomeno rispetto al periodo di comparsa del sisma.

Grafico e tabella: Fiamme, fiammelle e altre emissioni e loro distribuzione temporale

 

 

Prima

Durante

Dopo

Incerti

Totale

Fiamme

9

20

18

7

54

Fiammelle

2

6

2

-

10

Scintille numerose

2

5

4

-

11

Vapori o nebbie luminose

-

4

2

-

6

Totale

13

35

26

7

81

%

16,05

43,21

31,1

8,64

100

 

Da notare che il massimo lo si ha in concomitanza della scossa (43,21% dei casi computati), in numero minore dopo (32,1%) per poi diminuire drasticamente prima della scossa (16,05%). La frequenza di comparsa confermerebbe l'ipotesi che queste luci siano legate alla liberazione di sostanze gassose presenti nella crosta terrestre e che raggiungerebbero l'atmosfera grazie alle fratture operate dal terremoto. I meccanismi che rendono luminosi i gas possono risiedere (come descritto in precedenza) in processi combustivi o chemiluminescenti (visto, comunque, che la questione a tutt'oggi è ancora incerta con molti interrogativi irrisolti, possono esserci processi non ancora evidenziati dai ricercatori che permettano di ampliare il numero dei meccanismi in gioco). A favore della prima ipotesi (autocombustione dei gas), vi sarebbero diversi indizi, come l'osservazione di densi vapori e fumo a forma di nuvola o di colonna, visti sprigionarsi dal terreno e alzarsi in cielo accompagnati, a volte, da fiamme e fiammelle; la loro distribuzione temporale è simile a quella osservata precedentemente per le fiamme.

Grafico e tabella: Fumo e vapori e loro distribuzione temporale

 

 

Prima

Durante

Dopo

Incerti

Totale

Fumo e vapori

2

7

10

3

22

%

9,1

31,82

45,45

13,63

100

 

I testimoni di alcuni terremoti affermarono di aver percepito folate d’aria calda alle gambe o in altre parti del corpo. In altri casi venne riportato l’arrivo di vento caldo in concomitanza col sisma, perfino sul mare; oppure di emanazioni di gas estremamente caldi che procurano profonde bruciature nella vegetazione circostante, pur non essendo notata alcuna fiamma. Si riportano 25 casi con indicazione del tempo di apparizione:

 
Grafico e tabella: gas e vapori caldi

 

 

Prima

Durante

Dopo

Totale

Gas e vapori caldi

4

14

7

25

%

16

56

28

100

 

Significative sono le testimonianze riguardanti le esalazioni nauseanti percepite durante i vari terremoti. Si avvertì spesso l'odore di zolfo, sostanze bituminose e anidride solforosa, sia nei vari luoghi colpiti dal sisma che nell'acqua sorgiva e in almeno 3 casi sul mare. Nei 40 casi in cui si percepirono tali esalazioni, 38 contengono le indicazioni riguardanti il periodo di comparsa, permettendo la stesura di una prima analisi. La distribuzione temporale dei casi è pressoché costante nelle tre fasi del sisma.

 

Grafico e tabella: odori di zolfo, bitume e altri gas.

 

 

Prima

Durante

Dopo

Incerti

Totale

Esalazioni sulfuree e bituminose

10

14

14

2

40

%

25

35

35

5

100

 

In altri casi non furono registrate solamente le semplici esalazioni nauseanti di questi composti, ma anche l’osservazione delle sostanze che li generarono. Nel terremoto di Palermo del 1 settembre 1726, oltre alla già citata colonna luminosa vista precipitare in mare, fu osservato dello zolfo bruciare all'interno delle fenditure apertesi nel terreno. In altri episodi si videro fuoriuscire sostanze liquide o semi liquide, bituminose (petrolio) che infestarono l'aria con le loro esalazioni.
Rari gli episodi di esalazioni d'anidride carbonica che porterebbero malesseri e difficoltà respiratorie. Vi sono alcuni esempi non catalogati nei 148 casi, in quanto non presentano fenomeni luminosi, che risultano di notevole valore per la testimonianza che apportano.
Il viaggiatore e naturalista tedesco A. von Humboldt riferì che, il 16 novembre 1827 durante il sisma in Nuova Grenada (Colombia) nella valle del fiume Magdalena, la fuoriuscita di una grande quantità di anidride carbonica asfissiò una moltitudine di serpenti, topi e altri animali che abitualmente vivono nel terreno. Durante la serie di scosse che fece tremare la zona a sud ovest dei monti Albani, dal 21 maggio al 6 dicembre 1829 (ne vennero contate 248 nell’arco di sole 24 ore); in alcune grotte, ad Albano Laziale, l’esalazione d’anidride carbonica uccise gli animali che vi dimoravano, spense i lumi accesi e causò malesseri nella popolazione.
Anche le nebbie luminescenti viste a livello del suolo rappresentano un aspetto interessante del fenomeno. Testimonianze provenienti da luoghi e tempi diversi rendono il fenomeno plausibile anche se estremamente raro (6 casi in tutto). Mentre per tutti i fatti precedentemente esposti si può supporre un processo di autocombustione, per le nebbie luminose la questione si complica.
Analizzando le varie testimonianze riguardanti i vapori luminescenti, se ne ricava l'impressione di non trovarsi di fronte ad un fenomeno di autocombustione, in quanto non vengono notati incendi causati dal passaggio di queste masse luminose, nè tantomeno la percezione di calore dal fenomeno (come nel caso già citato del terremoto andaluso del 1884 dove, toccando il terreno con i piedi, si osservò lo sprigionarsi di una luce fosforica); e nemmeno l'elevato tempo di vita del fenomeno congiunto alla capacità di mantenersi in forma compatta senza disperdersi, depone a favore di questa ipotesi (nel caso andaluso la nebbia luminosa si scisse in due masse e seguì il propagarsi del terremoto in due direzioni differenti, oppure nel caso calabro del 1905, dove diversi testimoni videro una specie di nuvola fosforescente avanzare da SW e al momento della scossa avvicinarsi al suolo per poi svanire).
Molto probabilmente ci troviamo al cospetto di fenomeni chemiluminescenti o di particolari processi non ancora indagati; c'è da notare, comunque, che i casi riportati sono in numero così esiguo e che le relative descrizioni così scarne o insufficienti, da non permettere la formulazione di una valida ipotesi a supporto di questi eventi.

Vediamone in generale alcuni esempi:
Il 25 agosto 1613 la città di Naso, in Sicilia, fu colpita dal terremoto; non furono notati fenomeni ottici, in quanto il sisma avvenne in pieno giorno; ma i fenomeni secondari furono tali da far supporre la loro presenza. In un terreno, vicino alla città, si aprì una spaccatura larga 3 metri dalla quale fuoriuscì fumo nero e caldo che danneggiò la vegetazione circostante.
Durante il rovinoso terremoto di Lisbona, nel giorno d’Ognissanti del 1755, furono osservati diversi fenomeni luminosi, fra i quali il levarsi di fumo e grandi fiamme nell'oceano Atlantico. I terremoti bolognesi del 1779 e 1780 vennero ricordati non solo per le innumerevoli volte in cui si sentì tremare il terreno sotto i piedi, ma anche per gli incredibili effetti luminosi dai quali furono accompagnati; si riferirono fiamme e fiammelle uscenti dal terreno, folate d'aria calda che investirono le popolazioni, il levarsi di fumo e vapori, odori nauseanti di zolfo e vapori luminescenti. A Siena, il 3 gennaio 1781, fiamme altissime ed esalazioni nauseanti accompagnarono le diverse scosse che si abbatterono sulla zona.
Il 5 febbraio 1783, nelle zone colpite dal sisma in Calabria e in Sicilia settentrionale, si osservarono delle fiamme uscire dal suolo, vapori caliginosi ammantare la zona di Messina e un diffuso odore di bitume e zolfo. Il 6 febbraio 1783 nel territorio di Reggio C. e Messina vennero contate circa 140 scosse nell'arco delle 24 ore. Oltre all'episodio del capitano della nave svedese, riportato in precedenza (vedi EQL in mare); i pescatori della zona di Reggio notarono che la sabbia presso la riva del mare era caldissima e che in molti punti nei terreni limitrofi fuoriuscivano delle fiamme.
Catanzaro, il 28 marzo 1783, fu colpita, nelle ore notturne, da una forte scossa; i testimoni osservarono la presenza di numerose fiamme alzarsi dal suolo e, passata la prima scossa, apparire in cielo una fiamma biancastra obliqua, che perdurò per circa 2 ore. Oltre a questi fenomeni il giorno precedente, in una sorgente d'acqua potabile, comparve uno sgradevole sapore di zolfo che la rese imbevibile e ripugnante all'olfatto.

 

Masse luminose compatte

Vediamo ora la casistica e la relativa analisi condotta da I. Galli riguardante quelle luci con apparente struttura, quali le colonne e travi infuocate, le trombe luminose e i globi di luce. Questa casistica rappresenta la parte più enigmatica e complessa dell'intero corpo osservativo. Dalle caratteristiche mutevoli, queste masse luminose possono muoversi lentamente oppure a velocità incredibili; capaci di compiere tragitti rettilinei oppure zigzagare evitando gli ostacoli incontrati sul loro cammino e presentando tempi di vita incredibilmente lunghi.
Per quanto riguarda trombe, colonne e travi luminose, il Galli espresse l'opinione che si trattasse di medesimi fenomeni percepiti in posizioni diverse. Nelle loro apparizioni, queste luci furono spesso accompagnate da fischi e sibili che in una certa misura li resero simili ai moti vorticosi del vento. Questo suggerì al Galli l'idea che tali fenomeni ottici fossero legati a quegli stessi gas che in condizioni di quiete determinano l'insorgere di fiamme e fiammelle; mentre in altre condizioni, aspirati da vortici e turbini atmosferici, creino quei fenomeni descritti come trombe, colonne e travi incandescenti.
Ignazio Galli osservò un’analogia fra la distribuzione temporale di queste luci e quella dei vortici d'aria, turbini atmosferici, colpi di vento e alcuni temporali rispetto alle varie fasi
del terremoto.
Il motivo per cui si tenne in debito conto queste perturbazioni atmosferiche fu determinato da quei rapporti in cui i testimoni osservarono tali eventi apparire nello stesso istante
della scossa, tenere eventualmente la medesima direzione di spostamento e sparire in concomitanza col cessare del sisma. Da qui l'ipotesi di un processo fisico comune alla base di questi eventi così apparentemente diversi fra loro; ma vediamo i dati desunti nei 148 casi catalogati.

 
Grafico e tabella comparativa

 

 

Prima

Durante

Dopo

Incerti

Totale

Temporale

-

14

14

2

40

Turbine

3

7

2

-

12

Vortice aereo

1

4

-

1

6

Tromba luminosa

2

2

-

-

4

Colonna luminosa

1

4

-

2

7

Trave luminosa

2

2

-

3

7

Totale

9

21

2

6

38

 

Sembrerebbe che questa classe di fenomeni così eterogenei, siano in realtà originati da un qualche processo comune, facendo sì che in concomitanza col sisma si abbia il massimo delle apparizioni; un numero minore di casi prima della scossa, per poi ridursi a soli 2 eventi dopo. A mio giudizio l’ipotesi risulta forzata, in quanto il numero di casi a disposizione sui quali ragionare sono in numero esiguo per poterne trarre delle conclusioni credibili e nel contempo alcuni casi di colonne e travi infuocate mal si adattano a questa ipotesi.
Come riuscirebbe una massa di gas incandescente a mantenersi compatta pur muovendosi attraverso l’atmosfera, a velocità spesso elevate, come riferito dai testimoni? Come riescono i fenomeni ottici ad autosostenersi per lungo tempo senza esaurirsi (vi è un caso in cui una trave brillò in cielo per 45 minuti), nel caso fossero semplici masse di gas infuocato?
E come spiegare il caso di Palermo del 1726, in cui si videro due colonne di luce precipitare in mare rendendo luminosa la superficie dell’acqua per un tempo considerevole?
Domande che per ora non trovano risposta, se non quella dettata dal buon senso, che un medesimo fenomeno luminoso, somigliante per forma e colore, potrebbe trarre origine da processi fisici differenti (finora non si è mai accennato ai colori, in quanto le testimonianze riportano termini, quali "luminosi", "infuocate", "di fuoco" oppure "fosforiche"; troppo generici per poter eseguire un’analisi dettagliata).

Alcuni casi di colonne luminose riportate dal Galli e confrontate con altre testimonianze, fanno sorge il ragionevole dubbio di trovarsi fra le mani non più un semplice, per modo di dire, fenomeno di forma ben delineata e spazialmente delimitata (che se si presenta verticalmente lo si definisce colonna e orizzontalmente trave), bensì ad un fascio di luce che dal terreno si innalza in cielo con un effetto simile a quello prodotto da un faro elettrico indirizzato verso l’alto. In questo caso la colonna di luce differirebbe dall’idea che si potrebbe trarre, dall’ipotesi precedentemente formulata, di forme ben definite (ellissoidi, cilindrico &endash; coniche) che nel loro muoversi in cielo vengono percepite in maniera differente.

Alcuni esempi:

Nella notte fra il 20 e 21 luglio 1399, in concomitanza con la scossa, apparve in cielo una grande trave luminosa che procurò notevole spavento fra la popolazione bolognese. Di maggior vigore fu il fenomeno osservato il 26 luglio 1805, nel terremoto che coinvolse la Campania e il Molise; simile ad una trave, fu vista sollevarsi dalla zona di Bojano, sorvolare tutto il territorio fino a Isernia e qui precipitare contro un muro di rinforzo producendo un foro ovale lungo 16 palmi per 8 (circa 4 metri per 2 metri). La sera seguente il terremoto (27 luglio), nella zona di S.Giorgio (Benevento) fu osservata in cielo una trave infuocata luminosissima, dalle dimensioni apparenti di 100 palmi per 1 (circa 25 metri per 0,25), velocissima nel suo moto, si dileguò lasciando dietro a sé una leggera scia di colore mutevole (cangiante).
Il 22 marzo 1821, nell'istante della scossa che colpì gravemente l'Umbria, si vide una colonna di fuoco uscire dal fiume Cannara per poi gettarsi, dopo aver sorvolato la città di Rieti, nel lago Cantalice. In Calabria, nella notte tra il 24 e il 25 aprile 1836, verso mezzanotte moltissimi animali mostrarono segni di inquietudine e il mare divenne repentinamente agitato e tempestoso; su di esso, nella località Calopezzati, apparve una trave infuocata e nello stesso istante si sentì un fortissimo rombo e sopraggiunse un’intensa scossa sismica.

 

Globi luminosi

Passiamo ad esaminare il fenomeno più enigmatico di tutta la casistica del Galli, quello che può essere definito il mistero nel mistero.... le apparizioni dei globi luminosi.
Essi si manifestarono in moltissimi terremoti, creando stupore e meraviglia fra i testimoni, per alcune loro caratteristiche comportamentali che li contraddistinsero dai restanti fenomeni luminosi. Dalla casistica raccolta, si evince che il massimo delle apparizioni si hanno durante le scosse; in numero minore prima, per poi ridursi notevolmente dopo.

Grafico e tabella globi luminosi

 

 

Prima

Durante

Dopo

Incerti

Totale

Globi luminosi

12

15

6

9

42

%

28,57

35,71

14,29

21,43

100

 

Dal comportamento bizzarro furono, visti sorgere almeno 7 volte dalla terra e 3 volte dal mare; muoversi in linea retta oppure zigzagando; a livello del suolo o in alto nel cielo, oppure spostarsi all'interno di abitazioni completamente chiuse, sparire silenziosamente oppure con un tuono fragoroso; dileguarsi lasciando dietro di sé un odore di zolfo, oppure interagire con uomini e cose. Per quanto riguarda i colori assunti dal fenomeno, vige quanto detto per le colonne e travi precedentemente analizzate, e cioè che i testimoni si riferirono a queste sfere con termini troppo generici per ricavarne una valida statistica quali luminose, infuocate, di fuoco e fosforiche; facendo presagire in linea di massima i colori e le sfumature che vanno dal rosso al giallo. Queste caratteristiche, come osservò a suo tempo il Galli, li rendono estremamente simili ai fulmini globulari e altre osservazioni posteriori (non contenute in questa raccolta), fanno sorgere il legittimo dubbio di osservare il medesimo fenomeno con la differenza che, in un caso, le forze promotrici risultano localizzate nella litosfera e nell'altro, invece, nell'atmosfera. Fisici atmosferici del calibro di J.E. McDonald e ricercatori interessati ai fulmini globulari si dedicarono allo studio delle EQLs per poter svelare questi legami; nè si possono trascurare le scoperte compiute dalla comunità scientifica riguardanti alcune interazioni fra caratteristiche elettriche della ionosfera e i terremoti. In alcuni casi venne osservata una variazione dello strato di ionizzazione, con ripercussioni sulle trasmissioni radio (onde lunghe) e in diversi casi, monitorando le caratteristiche elettriche della banda di Schumann, se ne osservò un incremento nella frequenza e nell’ampiezza, nel periodo che precedette il terremoto; ma solo per quelli avvenuti sulla terra e non in mare.[32]

Vediamo ora alcuni casi.

Dal giugno 1779 al maggio dell'anno successivo, Bologna venne colpita da una serie continua di terremoti, anche forti, che non provocarono notevoli danni, ma che mostrarono un numero e una varietà tale di fenomeni luminosi da essere annoverati fra quegli esempi che già da soli testimonierebbero la realtà del fenomeno. Il 7 giugno 1779 a Bologna vi furono parecchie scosse nell'arco della giornata, accompagnate durante le ore serali dalla comparsa di moltissimi globi di fuoco, visti volare sulla città. Per tutta l'estate e l'autunno del '79, sempre nel bolognese, le varie scosse furono accompagnate dalla presenza di globi luminosi che apparirono sia di giorno, sia di notte; produssero sibili e rumori nei loro rapidi spostamenti e in alcuni casi se ne osservarono alcuni con un diametro apparente maggiore di 2 piedi (circa 80 cm).
I globi luminosi, assieme ad altri fenomeni ottici, fecero la loro comparsa anche all'interno di camere completamente chiuse, aumentando il mistero verso queste enigmatiche luci e gettando nel panico i testimoni. Il 16 gennaio 1780 un esponente del corpo accademico bolognese riferì che affacciandosi alla sua finestra, verso mezzanotte, vide salire dal suolo un globo biancastro, informe, di circa 3 piedi di diametro (1,20 m), il quale si portò sul tetto della sua abitazione, da qui vagò per un certo periodo nei dintorni e allontanandosi velocemente emise un forte sibilo. Oltre ad essere di colore biancastro, dal corpo fuoriuscivano delle punte acuminate e fu osservato per 16 &endash; 18 secondi prima che sparisse dietro a delle case. Nell’istante in cui sorse dalla terra non è dato sapere se vi fosse stata una scossa, ma da altre fonti si apprende che in questo periodo vi furono parecchie scosse di lieve intensità e comunque il fenomeno dei globi luminosi è circoscritto solamente al periodo sismico del 1779-1780. Il 28 luglio 1799, la zona di Camerino e San Ginesio furono colpite da una serie di terremoti; i primi scuotimenti furono di lieve entità e non si notò nulla di strano se non un aumento repentino di 7 gradi circa della temperatura. Durante la notte si abbatté la scossa più forte dell’intera serie, che non solo procurò notevoli danni ma fu accompagnata da eventi incredibili. Comparvero fiamme e fiammelle in diversi luoghi sia in aria che al suolo; furono osservate strisce luminose in cielo e dei fuochi luminosi sulle cime degli alberi (fuochi di Sant’Elmo). Sopra Camerino fu osservato, subito dopo il sisma, un globo infuocato " tinto di vari colori ", salire in cielo talmente velocemente che assunse la forma di colonna o ellissoide per l’impressione che diede all’osservatore (o viceversa), e di una luminosità tale che dalle colline prospicienti si videro chiaramente le torri della città.
Non meno spettacolare fu ciò che accadde nei pressi di San Severino dove un enorme globo di fuoco nel suo vagabondare si avvicinò ad un olmo disseccandone la maggior parte delle foglie, per poi finire la sua corsa su un capanno, usato come deposito di lino e di fieno, incendiandolo completamente e danneggiando gravemente altri magazzini nelle vicinanze.
Nella stessa nottata, il campanile dell’unica chiesa del castello Cessapalombo venne colpito da un globo luminoso che danneggiò la struttura muraria e produsse un foro circolare nella cupola. Non fu migliore la sorte toccata alla torre campanaria della Collegiata, presso San Ginesio, dove un globo luminescente divelse e sospinse lontano una pesantissima struttura metallica. Si narra infatti che in cima a detta torre fosse presente una struttura di ferro composta da 4 aste piegate ad arco sulla cui sommità era presente una palla di rame e una croce con banderuola, dell’altezza di 3 metri. L’intera struttura pesava circa 4 quintali ed era fissata saldamente nei muri per una profondità di 1,5 metri. All’atto della scossa, dal campanile si staccarono diversi calcinacci che precipitarono ai piedi della torre, la struttura metallica, invece, fu sbalzata nella piazza alla distanza di circa 6 metri (i dotti del tempo osservarono che ciò era contrario alla logica, in quanto doveva precipitare nello stesso punto dei calcinacci) e prima che ciò accadesse dei testimoni videro accendersi un globo infuocato sulla cima della torre che accompagnò nella caduta l’ammasso metallico finché non toccò il suolo.

(Può darsi che la caduta del castello metallico sia dipeso dal terremoto e non dal fenomeno luminoso in sé, e dal momento che questa scossa fu anticipata da altre, nell’arco della giornata precedente, può darsi che quelle avvenute prima possano aver danneggiato la struttura muraria e che l’ultima, più intensa, abbia dato il colpo di grazia facendo crollare il tutto. Per quanto riguarda il globo luminoso la sua apparizione nell’istante della caduta può risultare indipendente dai fatti che seguirono, oppure la luminescenza osservata non dipese dal globo; bensì dal fuoco di Sant’Elmo, scariche elettriche luminose che avvengono, guarda caso, sulla sommità di oggetti acuminati quali pennoni di navi, alberi e campanili. Tra l’altro i fuochi di Sant’Elmo furono visti in molti luoghi durante questo terremoto a testimonianza di una (probabile) elevata elettricità atmosferica. La questione che detta massa sia caduta più lontano di quello che era logico aspettarsi può trovare risposta in fatti analoghi accaduti in questo ed altri terremoti, dove persone e cose, per l’energia liberata dal sisma, furono sbalzati lontano dal punto in cui si trovavano. Tutto questo però sono solo congetture personali e i fatti a nostra disposizione sono quelli narrati dai testimoni con tutto quello che ne consegue.)

La sera del 1 ottobre 1802 a Beauvois (Oise, Fr), poco dopo una leggera scossa sismica, apparve un globo infuocato luminosissimo che si mosse da est verso ovest e scomparve con una forte detonazione, lasciando un persistente odore di zolfo. Brutta vicenda quella che accadde ad un pastore, durante il sisma calabro dell’otto marzo 1832. La testimonianza raccolta dal canonico della zona dice:
"Il pastore Mussari di Panettiere (circondario di Cosenza) è di ciò testimone quando osservando 4 globi di fuoco mancò per la paura, e tanto più allorché li vide a se avvicinare, uccidere una sua cavalla e lasciare lui siffattamente malmenato da cadere sul suolo quasi privo di vita, e da potere appena aprire i lumi alla luce nel giorno seguente." (Fatto riferito anche da altri testimoni).
Il 20 e 21 marzo del 1861 a Mendoza (Argentina), diversi terremoti turbarono la quiete della notte e un testimone riferì di aver visto emergere alcuni globi infuocati dai piedi di un albero, ogni fuoriuscita era accompagnata da una scossa. Del terremoto che devastò la zona di Manila il 3 giugno 1863, proviene la testimonianza di globi luminosi visti fuoriuscire dal mare. Fenomeni simili a quelli riportati precedentemente, furono raccolti dal sismologo Mercalli durante gli eventi del 28 luglio 1883 presso l’isola di Ischia, dove alcune persone osservarono, all’atto della scossa, l’emergere di globi infuocati in diversi punti del mare.

La lungimiranza mostrata da I. Galli nel raccogliere e studiare questi fatti viene magnificata dall’aver catalogato e analizzato anche quei casi in cui apparvero nuove sorgenti d’acqua o manifestazioni legate a quest’elemento che, come sappiamo dai recenti studi, gioca un ruolo fondamentale nella formazione delle EQLs.
Dei 148 casi di eventi sismici con annessi fenomeni luminosi, ve ne furono 7  in cui si registrò la nascita di sorgenti temporanee d’acqua sulfurea, di cui solamente in un caso fu  segnalato il fatto che fosse caldissima e contemporanea alla scossa, mentre per i restanti 6 casi non viene specificato il periodo di comparsa. In 3 casi l’acqua fresca di sorgente divenne calda alcune ore prima del sisma e in un solo caso contemporaneamente alla scossa. È riportato un solo caso di alti getti d’acqua calda e salata, avvenuto 15 &endash; 20 minuti prima della scossa (e che le crepe da cui fuoriuscirono i getti rimasero calde per diversi giorni); si registrarono solo 7 casi di getti ad alta temperatura contemporanei al terremoto.

Tabella riassuntiva:

 

 

Prima

Durante

Dopo

Incerti

Totale

Nuove sorgenti d'acqua (temporanee)

1

-

-

6

7

Sorgenti già esistenti che da fredde divennero calde

3

1

-

-

4

Getti d'acqua calda

1

7

-

-

8

Totale

5

8

-

6

19

 

Questi dati, pur risultando in numero esiguo e qualitativamente carenti, forniscono una sommaria indicazione di un eventuale meccanismo fisico alla base di questi fenomeni ottici.

La conclusione che si può trarre dalla lettura di questa raccolta e dalle analisi condotte dal Galli, è che il fenomeno è reale ed è connesso a diversi processi fisici stimolati dagli eventi sismici. Si può obbiettare che la raccolta è datata e in diversi casi qualitativamente insufficiente; ciò corrisponde al vero e non bisogna dimenticare che quest'opera ha ormai un secolo ed è quanto di meglio si poté fare per quei tempi. Del resto le cose non sono migliorate un gran ché col trascorrere degli anni nel resto del mondo sul tema delle luci sismiche.
Da quanto mi è dato sapere, oltre a quello del Galli, sono stati redatti solo pochi cataloghi e quasi tutti riguardanti eventi locali (Musya nel 1932 con casistica giapponese, Huang e Hanzen nel 1980 con casi cinesi); la creazione di un catalogo a più ampio respiro, che contenga il maggior numero di casi, se non tutti quelli scoperti fino ad oggi, è un'esigenza sentita anche da quei ricercatori impegnati in questa indagine, tanto da spingere il noto scienziato P. Hedervari a sollecitare i vari colleghi a varare un progetto di raccolta, catalogazione e studio di questo fenomeno su scala mondiale.[50]
Ritornando alla raccolta di I. Galli, questa ha l'indiscutibile valore di far emergere un dato fondamentale, ossia quello riguardante il periodo di comparsa dei fenomeni luminosi rispetto agli eventi sismici. Dall’analisi di questo particolare aspetto, si evince che un elevato numero di fenomeni ottici fu osservato prima dell’arrivo delle scosse e questo confuta, almeno per questi casi, tutte quelle ipotesi che vogliono il fenomeno derivato da cause psicologiche (stress e paura), da cortocircuiti e da riflessi di incendi lontani.
In alcuni casi si potrebbe ravvisare nei cortocircuiti la spiegazione più probabile, oppure ricondurli a normali temporali presenti in zona, ma è anche vero che l'abbondante casistica presentata dal Galli mostra che non tutti gli eventi si manifestarono nell'ultimo scorcio del XIX secolo (o agli inizi del XX), quando l'uso dell'elettricità iniziò a diffondersi presso le grandi città; del resto esistono testimonianze provenienti da zone rurali dove l’energia elettrica non era ancora arrivata e si osservarono ugualmente delle luminescenze; nè è plausibile ricondurli a banali temporali, in quanto molte testimonianze contengono riferimenti indicanti la presenza di cieli limpidi e sereni. Lo stesso dicasi per quegli eventi meteorici concomitanti con i terremoti (globi di fuoco e meteore luminose), in quanto se ammettessimo per un istante che tutti questi casi furono reali meteore, diverrebbero incredibili queste continue coincidenze fra rientri meteorici ed eventi sismici; senza considerare che molte di queste manifestazioni furono viste fuoriuscire dal terreno e dal mare. D’altronde, anche il fatto che su 130 casi indicanti l’ora, 103 avvennero di notte e solamente 27 di giorno, testimonia l’oggettività del fenomeno e la disomogeneità è dettata dal fatto che la maggioranza delle EQLs risultano luci di debole intensità, ed è per questo che le ore notturne facilitano la loro osservazione [5, 7, 8].
 

Grafico distribuzione giornaliera (casi indicanti l'ora):

 

Giorno

Notte

Indefiniti

Totale

27

103

18

148

69,59 %

18,25 %

12,16 %

100 %

 

Tabella riassuntiva dei fenomeni luminosi osservati

 

 

Prima

Durante

Dopo

Incerti

Totale

Lampi e bagliori

46

29

3

5

83

Sprazzi luminosi

2

-

1

-

3

Strisce lumimose sottili

2

2

-

2

6

Luce diffusa

9

9

9

5

32

Nubi luminose

4

1

2

1

8

Fiamme

9

20

18

7

54

Fiammelle

2

6

2

-

10

Scintille numerose

2

5

4

-

11

Vapori o nebbie luminose

-

4

2

-

6

Globi luminosi

12

15

6

9

42

Totale

101

126

73

36

336

%

30,06

37,5

21,73

10,71

100

APPROFONDIMENTI SU IGNAZIO GALLI [Bio-Bibliografia]

 

5)  Luci sismiche in mare 

indice

7) Valparaiso 16 Agosto 1906 Arrowdx.gif (896 byte)

 

 

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